la nostra storia | Padergnone Vivai Viticoli Cooperativi
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La storia

Radici forti da più di 60 anni

Dal 1955 le radici di Padergnone Vivai Viticoli Cooperativi continuano a crescere, diventando sempre più solide.

La nostra storia rappresenta la forza e il tesoro della nostra produzione, sinonimo di eccellenza, passione e amore per il vivaismo e per il territorio.

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Dal paese di Padergnone, in provincia di Trento, la nostra cooperativa si è ampliata e si è fatta conoscere a livello nazionale e internazionale.

Negli anni non abbiamo mai smesso di rinnovarci sia nella logistica che nella ricerca. Abbiamo ristrutturato la sede e gli uffici, il logo e l’immagine dell'azienda e abbiamo adottato le recenti tecniche e strumentazioni per garantire un prodotto sempre al passo con le richieste del mercato.

La nostra storia

1955

25 ottobre 1955 nasce la “Vivai Cooperativi di Padergnone” con la volontà di far convergere il lavoro di tanti piccoli produttori.

1969

12 febbraio 1969 modifica e votazione per il nuovo statuto.

1975

Conclusione dei lavori per la sede. La conservazione delle barbatelle avveniva nel piano interrato attraverso la copertura con terra e sabbia.

1980

Miglioramento delle tecniche produttive consentiva di avere un numero maggiore di barbatelle per via dell’aumento della resa.

1983

Costruzione delle prime celle frigorifere per la conservazione del prodotto.

1990

Rivoluzione agronomica in vivaio grazie alla pacciamatura, paraffina e macchine agricole sempre più moderne e prestanti.

2001

Ampliamento del volume destinato a cella frigorifera per la conservazione.

2020

Costruzione dell’ultima cella frigo che può contenere 2 milioni di barbatelle.

Una nota sul vivaismo viticolo

Il vivaismo viticolo nasce come soluzione agronomica al problema della Fillossera, afide proveniente dal continente americano che a partire dalla seconda metà dell’Ottocento cominciò a devastare i vigneti europei.

Questo insetto si manifestava come galle a livello delle foglie rallentando l’attività fotosintetica della pianta. Si vide che provocava danni anche all’apparato radicale, dove si formavano delle formazioni nodose che provocavano una perdita di capacità di suzione radicale portando alla morte la pianta.

Un primo rimedio fu quello di allagare i vigneti per asfissiare l’insetto; fu osservato anche che nei terreni sabbiosi non si manifestavano morie e le radici delle piante non erano attaccate.

La soluzione efficace fu trovata sperimentando la tecnica dell’innesto delle varietà europee su una porzione di tralcio americano. Questo perché le varietà americane, essendosi evolute insieme all’insetto, avevano le resistenze genetiche per i danni radicali.

Le diverse viti americane, Rupestris, Berlandieri, Riparia, vennero studiate e fra di esse vennero ibridate creando specifiche varietà di portinnesti che utilizziamo ancora oggi.