Scelta del portinnesto
La scelta del portinnesto rappresenta un momento fondamentale nella realizzazione
di un nuovo impianto
La scelta del portinnesto rappresenta un momento fondamentale nella realizzazione di un nuovo impianto, in quanto, nel contesto attuale, si caratterizza, oltre che per la resistenza alla filossera, anche e soprattutto come “ponte” capace di regolare ed equilibrare il difficile e variegato rapporto vitigno ambiente. L’utilizzo del portinnesto nella vite avviene, nel vecchio mondo, alla fine dell’800, dopo che un temibile parassita, la fillossera (Philloxera vastatrix), che attaccava le radici della Vitis vinifera, falcidiò i vigneti di tutta l’Europa. Alcuni studiosi francesi, tra cui Gustave Foex di Montpellier, notò che le radici di specie selvatiche americane erano resistenti al temibile afide e pensò di innestare la vite europea su queste ultime. Il risultato fu quello sperato e questo è considerato oggi il primo esempio riuscito di lotta biologica. L’ampia gamma di portinnesti che attualmente sono disponibili, ha lo scopo di soddisfare ogni tipo di esigenza che dipende:
- dalle condizioni pedoclimatiche
- dall’impostazione gestionale del vigneto
- dalla varietà
- da tutti quei fattori che occorre tenere in considerazione al momento della realizzazione di un nuovo impianto.
La scelta del portinnesto deve essere fatta, quindi, valutando prima di tutto le condizioni pedologiche e climatiche limitanti, dovute a fattori abiotici (siccità, calcare, carenze di microelementi, fertilità) e biotici (presenza nel terreno di nematodi, agenti di marciumi radicali, cocciniglie). Successivamente in relazione all’induzione della vigoria della pianta, in modo da ottimizzare il rapporto tra quantità di uva per ceppo e la sua qualità.
I principali portinnesti utilizzati in Italia derivano dal lavoro di ibridazione delle specie Vitis ripariae, Vitis rupestris e Vitis berlandieri, per cui, nella loro descrizione, li divideremo in gruppi omogenei a seconda dell’origine genetica.
Berlandieri x Riparia
Berlandieri x Rupestris
ottenuto da Richter in Francia. E’ vigoroso e si adatta ai terreni asciutti e siccitosi tollerando quelli clorosanti. Lo sviluppo della marza il primo anno è più lento in quanto il portinnesto favorisce lo sviluppo delle radici. Induce, successivamente, un ottimo equilibrio vegeto produttivo alla marza. Predilige forme d’allevamento non eccessivamente espanse e impianti a medio-alta densità.