I prodotti di Viviai Coopertivi Padergnone
Coltivazione dei portainnesti e delle gemme da innesto
Le piante Madri Portinnesti, realizzate con materiale di categoria “base”, sono coltivate in ambienti asciutti e sani, perfetti per poter produrre e garantire un legno con caratteristiche di sanità elevate. Nel Nord- Italia la coltivazione su sostegni è praticamente necessaria per fare maturare il legno e per produrre una maggiore quantità di legno capace di ammortizzare l’elevato costo di impianto e di gestione.

Negli impianti impalcati vengono effettuati diversi interventi di potatura verde per migliorare la produzione sia qualitativamente che quantitativamente.
La coltivazione delle gemme da innestoavviene prevalentemente in Trentino adottando sia impianti a duplice attitudine, da uva e da gemme, sia impianti altamente specializzati realizzati per la produzione esclusiva di gemme da innesto. Tutti gli impianti da cui sono prelevate le gemme sono sottoposti a rigorosi e ripetuti controlli sia varietali che sanitari. Le piante sono sottoposte ai trattamenti contro le principali malattie della vite ed allontanate da quelle che presentano sintomi di patologie riconducibili a virus.
Particolare attenzione è rivolta alla flavescenza dorata ed al suo vettore, lo Scafoideus titanus.

La barbatella
uno
due
tre
Lunghezza della marza innestata
2-5 mm
quattro
Punto d’innesto ad omega omogeneo e perfettamente saldato
cinque
Lunghezza della tealea portinnesto
28-33 cm
sei
talea portinnesto di una varietà e selezione clonale ben definita ed accuratamente selezionata
sette
Lunghezza apparato radicale
13 – 18 cm
otto
Apparato radicale ben distribuito alla base del tallone della talea e ben sviluppato
Preparazione dei portinnesti e delle marze
paraffinatura
Gli innesti-talea vengono quindi paraffinati per proteggere la zona di congiunzione dei due bionti, poi stratificati in casse con segatura e infine sottoposti a forzatura. Solitamente la paraffina utilizzata in quest’occasione è di colore rosso (foto 8). La forzatura consiste nel tenere le casse con gli innesti-talea in serre o locali a temperatura ed umidità controllata (foto 9). Queste condizioni fanno favoriscono lo sviluppo di un callo di cicatrizzazione nel punto d’innesto e gli abbozzi radicali alla base della talea (foto 10 – foto 11).
Successivamente alla forzatura, che dura dai 15 ai 25 giorni, segue un periodo di rinverdimento ed acclimatamento che irrobustisce l’innesto-talea.
Viene effettuata una cernita di verifica della formazione del callo e contemporaneamente si eliminano i residui di segatura sulla talea-innestata con l’utilizzo di apposite spazzole (foto 12). Si procede ad una seconda paraffinatura, solitamente di colore marrone, che ha lo scopo di impedire la disidratazione del callo nel punto d’innesto una volta che la talea innestata viene messa a dimora (foto 13). Per la coltivazione delle barbatelle è molto importante la scelta del terreno e la zona dove è ubicato. I terreni devono essere sciolti, freschi e fertili, inoltre devono essere ben livellati in maniera tale che non vi siano delle zone di ristagno idrico. Il vivaio può succedere a se stesso al massimo per un secondo anno. Le barbatelle si possono mettere a dimora con trapiantatrice meccanica (foto 14) ma attualmente, con l’adozione della pacciamatura, vengono piantate manualmente utilizzando appositi carrelli agevolatori
Gestione del vivaio
La gestione del vivaio è un’operazione complessa che richiede professionalità ed esperienza. Fino a qualche decennio fa, le principali operazioni agronomiche venivano fatte quasi esclusivamente a mano, mentre attualmente si utilizzano macchine specializzate per questo tipo di coltura (foto 15).
La gestione del vivaio prevede concimazioni pre-impianto, eventuali apporti nutritivi post impianto anche per via fogliare, parecchie irrigazioni e numerosi trattamenti fitosanitari. Questi in particolare sono orientati verso la difesa dalla peronospora (circa un trattamento settimanale) e, in misura minore, da oidio e botrite. Vengono poi effettuati trattamenti acaricidi ed insetticidi, in particolare modo contro lo Scafoideus titanus, vettore della flavescenza dorata. Il vivaio, inoltre, viene controllato accuratamente, fila per fila, diverse volte durante la stagione, per verificare la corrispondenza varietale ed eventuali malattie. Per assicurare alla vegetazione un portamento eretto ed evitare che questa vada ad adagiarsi al terreno e per rafforzare lo sviluppo dei tralci, vengono effettuate dalle tre alle quattro cimature